Firenze, lavori sul Mugnone. Devastanti. E non si tratta di Calandrino e Buffalmacco...
postato da Anna Mannino [16/03/2009 22:50]
Proseguono a
Firenze i lavori
sul Torrente Mugnone. Tanto per cambiare, si
massacrano alberi secolari. L'obiettivo
è il raccordo fra i lavori del sistema
tranviario fiorentino e la T.A.V.
Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri.
Gruppo d'Intervento
Giuridico
Dietro la grande e
spaventosa muraglia di cemento di via Gordigiani e viale Redi e oltre le fitte
reti di protezione dei cantieri che da molti mesi tormentano gli argini del
fiume, sta avvenendo giorno dopo giorno un enorme danno ambientale a carico
della città e soprattutto della salute dei cittadini. Intelligentemente venduto
come ‘'messa in sicurezza del Mugnone'' si tratta piuttosto di un'altra opera
probabilmente inutile (le inondazioni in grado di straripare dal Mugnone sono
state stimate statisticamente di 1 ogni 200 anni...), estremamente impattante e
dispendiosa . Lo stesso risultato poteva, infatti, essere raggiunto con un
allargamento più contenuto del letto del torrente (dai 7 m attuali ai 14 invece
che 24, come e' stato deciso dai progettisti delle Ferrovie, nonostante fossero
state avanzate alternative meno distruttive). Il fatto e' che in realtà questi
lavori dovrebbero servire a contenere un eventuale innalzamento delle acque
dovuto al grave dissesto dell'assetto idrogeologico che sarà inevitabilmente
causato dallo scavo del tunnel dell'alta velocità e dal cratere previsto per la
stazione Foster nel quadrato adiacente al fiume(via Circondaria-Viale Corsica).
Un allargamento cosi' ampio del letto creerà scompensi all'equilibrio
faunistico del torrente, ma soprattutto sta già precludendo agli alberi dei
viali ogni possibilità di sopravvivenza. In questo momento i lavori stanno
ancora interessando prevalentemente il versante del viale Redi dove si e'
scavato e trivellato a circa un metro dalle radici dei platani che per decenni
hanno svolto un'importante azione purificatrice dell'aria del quartiere e non
solo. .. Questo massiccio intervento sulle radici e l'asporto di gran parte
della terra che li nutriva e sosteneva, sta gravemente destabilizzando gli
alberi. Sono a rischio di instabilità e quindi di abbattimento circa 150 enormi
platani (oltre ad altri alberi più piccoli alternati ai platani) sul tratto dei
cantieri di viale Redi, via Gordigiani e via Bonsignori. Sul primo tratto del
viale Redi, all'altezza del ponte all'Asse, nove platani sono già stati segnati
a morte e verranno abbattuti per ovvi motivi di sicurezza perché le radici sono
state tranciate di netto alla base, "per sbaglio"(?!) a detta dei tecnici
dell'Arpat che hanno effettuato alcuni controlli. Un secolo per crescere e pochi
minuti per essere abbattuti. Questo sembra essere l'insopportabile destino di
questi alberi. Un'azione simile merita senz'altro l'attenzione della
magistratura,un accertamento delle responsabilità e l'attribuzione certa delle
giuste e pesanti penali. E forse questo verrà anche fatto quando i tempi lenti
della burocrazia metteranno in moto la macchina legale, ma nessun risarcimento
potrà mai restituire quegli alberi alla gente. Su via Gordigiani e
via Bonsignori, dove ancora non sono iniziati i devastanti lavori di
smantellamento dell'argine ,in attesa del colpo di grazia alle radici, i platani
hanno intanto appena subito una pesantissima potatura che li indebolisce invece
che rafforzarli ; da notare che questi alberi erano già stati potati lo scorso
anno, a fine marzo, un periodo molto tardivo per una corretta potatura. Che
senso ha intervenire nuovamente? A questi alberi non serve una potatura
annuale. Il paesaggio lunare
che si presenta ai passanti e ai residenti e' inquietante. La questione della
potatura detta ‘'capitozzatura'', cioè il taglio radicale delle fronde e
dell'apparato ramifero, e' uno ‘'strano'' fenomeno al quale si assiste da
qualche anno in moltissime zone della città. Più che l'ultima moda in fatto di
taglio di capelli, si tratta di una tecnica crudele, pesante e dannosa, dagli
esiti estetici penosi e deprimenti, che indebolisce nel tempo la pianta fino a
farla morire e che, sempre "stranamente", richiede interventi frequenti per
eliminare i getti continui che l'albero cerca di opporre alla decapitazione
nell'estenuante e straziante tentativo di sopravvivere. Gli esperti del settore
possono confermare che questa tecnica è per un albero l'anticamera della morte.
Tre dubbi sorgono
spontanei:
•1.
le ditte appaltate e
chi le dovrebbe controllare non sono all'altezza del delicato lavoro affidato
loro. Ci si chiede: chi e come viene incaricato di eseguire le potature? Chi
controlla? Di quali consulenze tecniche e scientifiche si avvale il Comune di
Firenze per garantire alla città la salute del suo patrimonio arboreo?
•2.
Altra ipotesi, più
triste e più probabile, e' che non c'è alcun interesse a trattare con il dovuto
rispetto gli alberi della città, in modo particolare quelli delle zone destinate
alla cementificazione, nelle sue più svariate forme...
•3.
Last but not least,...
non sara' che da qualche anno a questa parte , alcuni intraprendenti vivaisti
abbiano trovato molto vantaggioso fare affari con i comuni garantendo il
periodico ricambio delle alberature delle citta'? del resto si assiste a questo
triste fenomeno anche in altre citta'italiane .
Verrebbe da pensare,
"pensiero strisciante...", che ci sia un business derivato dalla potatura e dal
ricambio degli alberi . Da una parte, l'interesse delle ditte ad intervenire il
più spesso possibile e, dall'altro, quello di chi commercia con il legname
prodotto dalle potature, rivenduto come materiale combustibile. Da qui
l'esigenza di effettuare potature più radicali possibile e di ‘'sostituire'' con
nuove piante quelle gia' esistenti. Una
verifica/interrogazione di ciò che avviene a questo riguardo si rende urgente e
necessaria. Inoltre, da più fonti
arriva notizia di qualche timido e speranzoso spiraglio apertosi nella
discussione intorno alla questione dell'alta velocità. Niente di certo, solo
voci, ma sembrerebbe che tecnici, politici e media si stiano finalmente ponendo
la domanda dell'opportunità di voler perseguire a tutti i costi la realizzazione
di un progetto faraonico, quando lo stesso risultato potrebbe essere raggiunto
con una percorrenza su binari in superficie. Il progetto alternativo c'è e
sembra stia facendo breccia un po' alla volta, con quale esito e' presto per
dirlo, ma la speranza e' ultima a morire e il dibattito e' aperto. Lo stesso si
può dire per la realizzazione delle linee due e tre della tranvia, i cui
tracciati e la stessa realizzazione non sono ancora per nulla certi o
definitivi. Perché allora ostinarsi nel portare a termine lavori propedeutici ,
come quelli del Mugnone e dell'area Foster? Non varrebbe la pena, nell'attesa di
una eventuale revisione del progetto, fermarsi a riflettere sospendendo lavori
che potrebbero rivelarsi inutili? In viale Corsica la ex scuola media Ottone
Rosai, e' stata da poco smantellata e l'area e' stata velocemente ripulita.
All'interno si vedono numerosi alberi (circa una trentina) di particolare
bellezza: alcuni pini ad ombrello che formano un bellissimo viale e poi pini ed
abeti enormi e in buona salute. Che fine faranno questi alberi? Saranno buttati
giù in fretta e furia, come e' avvenuto per i tigli di viale Morgagni, per poi
scoprire che tanto quella inutile stazione non verrà mai costruita?
Al progetto di tunnel e di stazione sotterranea si contrappone un
progetto di potenziamento delle linee ferroviarie di superficie elaborato
dall'Università di Firenze con il "Comitato contro il Sottoattraversamento AV"
che non comporta alcun problema per il nostro quartiere e ha un costo
ridottissimo. Nello stesso progetto si prevede l'uso delle linee ferroviarie
come tranvia o metropolitana: questo accorgimento renderebbe superflue le linee
2 e 3 della tranvia. Perché non si adotta questo progetto che risparmierebbe
tutti gli alberi della nostra zona? Legata al progetto di tunnel è
la costruzione di 145.000 m2 di residenze, alberghi e centri commerciali nelle
aree ferroviarie, compresa la zona Belfiore. Un progetto che strangolerebbe
ancor di più una città come la nostra, assediata dal traffico.
Sperando che gli amministratori della città rinsaviscano ci
chiediamo perché non lasciano almeno per ora in pace i nostri alberi?
Anna
Mannino
(foto Comitato ex
Panificio Militare, E.R., archivio
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