"Il Plastico della Tramvia alle Cascine: il documento luccicante della barbarie dei nostri giorni ovvero Come ti violento un bene culturale prestigioso e ti faccio credere il contrario"
scritto da Mario Bencivenni il 07/04/2005
Il Plastico della Tramvia alle Cascine:
il documento luccicante della barbarie dei nostri giorni
ovvero
Come ti violento un bene culturale prestigioso e ti faccio credere il contrario
Di fronte agli entusiastici resoconti della presentazione da parte dell’Amministrazione comunale del plastico del nodo dell'attraversamento delle Cascine da parte della nuova tramvia in corso di realizzazione, tutti improntati ad una sorta di nuova salda fiducia nelle «magnifiche sorti e progressive», oltre ai bellissimi versi della Ginestra di Leopardi, mi sono venute alla mente due altre famose citazioni:
«Hanno fatto terra bruciata e deserto e l’hanno chiamata Pace» (Tacito, La Germania.)
«Né il pubblico, né coloro cui è affidata la cura dei monumenti pubblici comprendono il vero significato della parola restauro. Esso significa la più totale distruzione che un edificio possa subire: una distruzione alla fine della quale non resta neppure un resto autentico da raccogliere, una distruzione accompagnata dalla falsa descrizione della cosa che abbiamo distrutto» (John Ruskin, Le sette lampade dell'architettura).
I brani di autori distanti fra loro quasi duemila anni hanno in comune una cosa: la denuncia del fatto che ogni atto di violenza e di barbarie è sempre accompagnato dalla mistificazione, cioè dalla manipolazione della verità, da false descrizioni.
«Né il pubblico, né coloro cui è affidata la cura dei monumenti pubblici comprendono il vero significato della parola restauro. Esso significa la più totale distruzione che un edificio possa subire: una distruzione alla fine della quale non resta neppure un resto autentico da raccogliere, una distruzione accompagnata dalla falsa descrizione della cosa che abbiamo distrutto» (John Ruskin, Le sette lampade dell'architettura).
I brani di autori distanti fra loro quasi duemila anni hanno in comune una cosa: la denuncia del fatto che ogni atto di violenza e di barbarie è sempre accompagnato dalla mistificazione, cioè dalla manipolazione della verità, da false descrizioni.
È
proprio questo il primo elemento di questa assurda vicenda che, a mio
avviso, sta sempre più prendendo i connotati di una “Fortezza bis”.
Prima
di entrare nel merito delle soluzioni adottate, si deve additare, anche
in questo caso, l'uso improprio dei riferimenti all'opera del Poggi:
chi ne parla, Assessore o Soprintendente, dovrebbe conoscere ciò di cui
parla oppure farebbe meglio a tacere per non coprirsi di ridicolo.
Occorre prima di tutto ricordare che il Poggi non realizzò mai
compiutamente il proprio progetto di accesso al parco e che quindi non
ha senso parlare di un “restauro” della realizzazione del Poggi.
Piuttosto,
se, con stravagante impostazione storica, si intende proprio realizzare
nel 2000 inoltrato progetti rimasti incompiuti della metà
dell’Ottocento, perché non seguire allora quello in stile “impero”
dell'architetto paesaggista francese Aumont (a cui al tempo ci si era
rivolti prima del Poggi) che certamente meglio si presterebbe a
consentire il passaggio di una tramvia che la Soprintendente Grifoni
chiederà personalmente alle Officine Breda di realizzare in “verde
impero”?
Se poi, come spesso si dice, non si vuole realizzare il progetto del Poggi, ma l'idea urbanistica
del Poggi, anche in questo caso non si sa di che cosa si parla: Poggi
aveva concepito l'ingresso alle Cascine come baricentro urbanistico sul
quale puntavano il nuovo viale alberato che aveva sostituito la cerchia
delle mura medievali, destinato alle carrozze ma anche, e soprattutto,
al pubblico passeggio in un percorso che, attraverso l'allora ponte
sospeso e la nuova Piazza Pier Vettori, collegava il Parco delle
Cascine al viale alberato che portava a Porta Romana e ai Viali dei
Colli, e che infine serviva da filtro verde verso il nuovo quartiere
residenziale, nato nella prima metà dell'Ottocento, fra Via del Prato e
il nuovo Lungarno Vespucci. Quest'idea è andata stravolta nei decenni
successivi, ma soprattutto in questi ultimi cinquant'anni, dal momento
che i viali destinati al passeggio sono diventati l'anello di
circonvallazione per il traffico veicolare, e il nuovo ponte della
Vittoria è diventato uno dei raccordi più importanti del traffico fra
centro storico e area metropolitana di sud-ovest.
La
soluzione adottata nel progetto attuale non recupera minimamente
l’impostazione del Poggi, ma anzi aggrava tutti quegli elementi che
hanno portato al suo stravolgimento. Il cosiddetto sottopasso, che in
realtà è una fossa a cielo aperto che taglia pesantemente in due il
piazzale, ha colpito e colpirà pesantemente il patrimonio di alberature
presenti nella situazione precedente; l'entrata della tramvia nel parco
stesso con un percorso tortuoso e complesso porterà ad ulteriori
profonde e radicali modifiche del parco stesso creando una cesura fra
la parte interessata al tracciato della Tramvia e il resto del parco;
la realizzazione di un parcheggio sotto il piazzale Vittorio Veneto per
la bellezza di 560 posti costituisce un assurdo urbanistico ed edilizio
in quanto rappresenta un ulteriore elemento di attrazione dei veicoli
che confligge assolutamente con l’idea, che dovrebbe stare alla base di
tutto il progetto, di favorire la mobilità su mezzi pubblici; si crea
inoltre un parcheggio in una area di cassa di espansione del fiume che,
per le grate previste in superficie, verrà velocemente allagato in caso
di esondazione!
La
verità è che questo intervento è urbanisticamente sbagliato proprio
perché ha adottato fra le varie possibili soluzioni, quella più
manomissiva nei confronti del parco storico pubblico più importante
della Città.
Le
questioni urbanistiche e infrastrutturali si collegano alla questione
della tutela: anche il parco delle Cascine, come la Fortezza da Basso,
è un bene culturale dichiarato con vincolo specifico di particolare
interesse storico artistico. E vorremmo ricordare inoltre che, non solo
per le leggi di tutela del nostro paese, ma anche per quella Carta dei
giardini storici, conosciuta come Carta di Firenze perché sottoscritta
a Firenze nel 1981, un giardino storico, come qualsiasi altro
monumento, non può essere manomesso. Si ricorda inoltre come, in
particolare a Firenze, i monumenti storici non siano immagini da
ammirare e oggetti da sfruttare, ma costituiscano con energia attiva
parte rilevante della stessa attuale identità cittadina.
A
seguito dei lavori della tramvia, le Cascine e il Piazzale vengono
interessati da pesanti interventi di modificazione che ne cambiano
sensibilmente la redazione giunta ai nostri giorni:
-
si realizza un nuovo ponte che modifica definitivamente il quadro
visivo del parco sia a monte che a valle; si rimodellano completamente
le rive e gli argini con nuovi interventi architettonici;
-
si interrompe con lo sbarco del ponte e della tranvia la storica
passeggiata invernale del parco (Viale Lincoln) e se ne rimodella
l'andamento (diventerà un viale in salita dal Ponte alla Vittoria al
nuovo ponte, e un viale in discesa da quest'ultimo verso Piazzale del
Re);
-
si dovranno rimodellare i raccordi fra il viale e l'area di golena del
fiume e fra il viale e le parcelle del parco confinanti sia nello
storico giardino della Catena sia nella porzione parallela alla Fontana
del Narciso;
-
si cementeranno i controviali, oggi in terra battuta, con il cosiddetto
"conglomerato artistico" che, se forse può andare bene per Piazza
Pitti, è una bestemmia per un parco come le Cascine, non solo dal punto
di vista dell'immagine ma per il problema della permeabilità dei suolo;
-
come se non bastasse, dentro la porzione finale del parco sfrecceranno
convogli capaci di 280 persone ad intervalli di pochi minuti; e nella
piazza Vittorio Veneto, che si definisce “pedonalizzata”, passeranno i
mezzi pesanti e i TIR che trasporteranno le turbine della Pignone;
- decine di piante di alto fusto saranno abbattute e ripiantate in altre parti.
E tutto questo i responsabili della tutela del nostro patrimonio storico artistico e paesaggistico lo chiamano salvaguardia e valorizzazione?
Vorrei infine sottolineare tre cose importanti su cui riflettere:
1.
La presentazione così enfatizzata del plastico delle sistemazione
costituisce l'ennesima riprova di un modo di intendere i procedimenti
alla rovescia: il plastico “preventivo” è stato infatti presentato a
cantieri già aperti, cioè a cose già fatte. È questa la partecipazione?
2.
Tutto quello che nel modello viene rappresentato è completamente
virtuale e, anche se, contrariamente alle abitudini di questa Giunta,
si realizzasse completamente e senza sostanziali modifiche in corso
d’opera (peraltro teorizzate dalla Giunta come normali), è bene
ricordare che non sarà completato prima del 2010: ci aspettano insomma
anni in cui i pedoni e i ciclisti saranno banditi da quel bell'ingresso
che Poggi aveva concepito per il loro ingresso alle Cascine.
3.
Ricordiamo un caso affine: quello della recente sistemazione del
Parterre di San Gallo lato Ponterosso, con garage interrato Anche lì,
nel cartellone illustrativo del cantiere appariva un progetto pieno di
verde e di alberi che sembrava inaugurare una nuova arcadia fiorentina:
oggi ciò che si presenta ai nostri occhi è uno dei posti più squallidi
della città.
Mario Bencivenni
dei Comitati dei Cittadini
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