Secondo molti funzionari del Comune di Firenze, portavoce e latori di messaggi alla popolazione sulla NECESSITA' DI RICAMBIO (dunque= abbattimento) degli alberi di alto fusto, nella fattispecie i PLATANI che dovranno far posto alla TRAMVIA, ci dobbiamo rassegnare al fatto che COMUNQUE GLI ALBERI DEVONO ESSERE SOSTITUITI A PARTIRE DA UNA CERTA ETA'.
Peccato che fonti autorevoli si siano espresse IN MODO CONTRARIO A QUESTE AFFERMAZIONI, PARADOSSALMENTE PROPRIO IN UNA PUBBLICAZIONE DELLO STESSO COMUNE DI FIRENZE, che riportiamo integralmente pià avanti, DOVE SI AFFERMA CHE SONO PROPRIO GLI ALBERI DI ALTO FUSTO E DI UNA CERTA' ETA' GLI UNICI AD ASSORBIRE LA CO2 E A CONTRASTARE L'INQUINAMENTO ATMOSFERICO, in particolare a svolgere importantissime funzioni di FILTRAGGIO DEI PERICOLOSI PARTICOLATI.
Ora, delle due l'una: o sono stati SPESI INUTILMENTE DENARI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PER LA PUBBLICAZIONE DI UNO STUDIO MOLTO ARTICOLATO E SICURAMENTE COSTOSO CHE RIPORTAVA DATI NON VERI O FUORVIANTI, oppure SONO LE ATTUALI AFFERMAZIONI DEI VARI PORTAVOCE, MIRANTI A FAR RASSEGNARE LA POPOLAZIONE ALLO SVUOTAMENTO SISTEMATICO DEI LORO VIALI, A NON ESSERE VERITIERE...LASCIAMO A VOI DECIDERE QUALE DELLE DUE IPOTESI E' SECONDO VOI LA PIU' PLAUSIBILE.......BUONA LETTURA!
LA FORESTA URBANA
PER L’ABBATTIMENTO DI CO2
PUBBLICATO DA: COMUNE DI FIRENZE
1
LA FORESTA URBANA PER L ABBATTIMENTO DI CO 2 Linee Guida per un regolamento del verde
2 2 Linee
Guida per un regolamento del verde Bagno a Ripoli Calenzano Campi
Bisenzio Fiesole Firenze Lastra a Signa Scandicci I Comuni di Bagno a
Ripoli, Calenzano, Campi Bisenzio, Fiesole, Firenze, Lastra a Signa,
Scandicci, Sesto Fiorentino e Signa, hanno determinato di coordinare e
programmare i propri processi di Agenda 21 e le loro azioni volte allo
sviluppo sostenibile con un protocollo d'intesa formalizzato il 26
novembre 2004. Sesto Fiorentino Signa
3 3
Progetto Attuazione dell Agenda 21 Locale dell Area Fiorentina
Cofinanziato con il Bando per il Cofinanziamento di programmi di
attivazione e di attuazione di Agende 21 locali del 2008 della Regione
Toscana Responsabile del procedimento: Pietro Rubellini Direzione
Ambiente, Comune di Firenze Coordinatore politico: Stefania Saccardi -
Assessore all Ambiente Comune di Firenze Gruppo di coordinamento
politico: Francesco Casini - Assessore all Ambiente Comune di Bagno a
Ripoli Gaetano Zipoli - Assessore all Ambiente Comune di Calenzano
Serena Pillozzi - Assessore all Ambiente Comune di Campi Bisenzio
Luciano Orsecci - Assessore all Ambiente Comune di Fiesole Filippo
Biancalani - Assessore all Ambiente Comune di Lastra a Signa Simona
Bonafé - Assessore all Ambiente Comune di Scandicci Andrea Banchelli -
Assessore all Ambiente Comune di Sesto Fiorentino Federico La Placa -
Assessore all Ambiente Comune di Signa Coordinatore tecnico: Riccardo
Pozzi - Comune di Firenze Gruppo di coordinamento tecnico: Ilenia
Iacopozzi - Comune di Bagno a Ripoli Gianna Paoletti - Comune di
Calenzano Loredana Sabatiiini - Comune di Campi Bisenzio Alessio Bacci e
Elena Petrini - Comune di Fiesole Valter Cozzi - Comune di Firenze
Stefano Giovannini - Comune di Lastra a Signa Ilaria Baldi - Comune di
Scandicci Leonardo Mangiarotti - Comune di Sesto Fiorentino Valerio
Balzoni - Comune di Signa
4 4 Linee
Guida per un regolamento del verde Cofinanziatore del progetto: Regione
Toscana Partner di progetto: Provincia di Firenze CET - Società
Consortile Energia Toscana a r.l. Toscana Energia ARPAT ISPRA
Quadrifoglio SAFI ASL 10 - Prevenzione ARS Dipartimento epidemiologico
ISDE Associazione Medici per l ambiente ITI Leonardo da Vinci ANSAS -
Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'autonomia Scolastica - ex IRRE
Toscana Università di Firenze Dipartimento biotecnologie agrarie
Università di Firenze Dipartimento di chimica CIBIC Centro
Interdipartimentale per la Bioclimatologia Climatica dell Università
degli Studi di Firenze CNR IBIMET CNR ICCOM CNR IVALSA CNR IBAF CNR ISE
Progetto Firenze Hydrolab FONDAZIONE Osservatorio XIMENIANO di Firenze -
Onlus WWF Toscana
5 5
Legambiente Toscana Ordine Architetti di Firenze Ordine degli Ingegneri
della Provincia di Firenze Ordine degli Agronomi della provincia di
Firenze Centro Nazionale Rinnovabili Autori: Carlo Calfapietra, Arianna
Morani, Gregorio Sgrigna, Francesco Loreto - CNR con il contributo di
Francesco Ferrini - Università di Firenze
6 6 Linee
Guida per un regolamento del verde Sommario 1. DEFINIZIONE E
MULTIFUNZIONALITÀ DELLA FORESTA URBANA 7 2. GLI SCAMBI TRA FORESTA
URBANA E ATMOSFERA URBANA 13 3. ABBATTIMENTO DI CO2 ATTRAVERSO GLI
ALBERI IN CITTÀ 20 4. LINEE GUIDA PER MASSIMIZZARE L'ABBATTIMENTO DI CO2
NELLA FORESTA URBANA 32 5. CONCLUSIONI 36
7 7 1.
Definizione e Multifunzionalità della Foresta Urbana Il verde urbano
definisce tutto il sistema del verde urbano che comprende ad esempio il
verde pubblico e privato, il verde attrezzato (es. campi sportivi e
parchi giochi per bambini), i parchi, i filari di alberi, le aiuole di
fiori e il verde decorativo in generale. La foresta urbana si può
definire invece come l insieme della vegetazione arborea ed arbustiva
presente in aree urbane e periurbane. Appare quindi chiaro come questa
particolare tipologia di foresta presenti significative differenze con
una foresta tradizionale. Prima tra queste è la sua struttura: essa è
caratterizzata da una intrinseca frammentazione, infatti escluse le aree
continue dei parchi, dei giardini e delle aree a vegetazione
sub-naturale, la maggior superficie della foresta urbana è costituita da
piccoli nuclei arborei e arbustivi, costituiti spesso da giardini
privati e alberature stradali. Ovviamente tale struttura sarà peculiare
secondo le caratteristiche climatiche e geomorfologiche della zona in
cui si inserisce la città, ma anche delle sue radici storiche, culturali
e socioeconomiche. La foresta urbana fa quindi parte del verde urbano e
comprende specificatamente vegetazione arborea ed arbustiva.
8 8 Linee
Guida per un regolamento del verde Figura 1: Insieme di elementi di
differenti alberature della Foresta Urbana (da in alto a sx, in senso
orario): parco pubblico urbano, viale alberato, un parco privato, strada
ad alta frequentazione veicolare, parco periurbano Gli alberi in città
contribuiscono al miglioramento delle condizioni ambientali urbane,
grazie ai loro molteplici effetti di mitigazione e alle loro proprietà
ecologiche e ambientali (McPherson et al., 1994). Gli alberi infatti
influenzano il microclima delle aree abitate: grazie all effetto sulla
riduzione della velocità del vento impediscono un eccessivo
raffreddamento in inverno, mentre in estate, attraverso l
evapotraspirazione e l ombreggiamento, contribuiscono alla diminuzione
della temperatura (riduzione dell effetto isola di calore). Ciò
determina un notevole risparmio energetico dovuto al minor
9 9
utilizzo di riscaldamento in inverno e di condizionatori in estate.
Inoltre, riducono il rumore (seppur in misura limitata) e il
ruscellamento dovuto alla grande percentuale di superficie
impermeabilizzata; assorbono anidride carbonica (CO 2 ) e fissano
carbonio nei tessuti; migliorano la qualità dell aria rimuovendo dall
atmosfera inquinanti quali ad esempio l ozono (O 3 ), il biossido di
azoto (NO 2 ), il monossido di carbonio (CO), l anidride solforosa (SO 2
) e il particolato (PM 10, PM 2.5 ) attraverso assorbimento stomatico
e/o deposizione sui tessuti arborei (foglie, rami, tronco); riducono l
erosione del suolo; consolidano gli argini fluviali; purificano le acque
grazie alle loro proprietà di fitodepurazione; migliorano la qualità
della vita in ambiente urbano (McPherson et al., 1994). Diversi studi,
mostrano come il verde in città, grazie al suo innegabile valore
estetico, riduca lo stato di stress, favorisca le relazioni
interpersonali, aumenti il tasso di attività motorie e riduca
addirittura la criminalità (Kuo et al., 1998; Kuo e Sullivan, 2001a). L
entità degli effetti benefici prodotti è legata a fattori quali: le
dimensioni dei popolamenti, la loro posizione e configurazione rispetto
agli edifici, la distanza tra gli alberi, l estensione e l altezza delle
chiome, la densità fogliare e la sua persistenza.
10 10
Linee Guida per un regolamento del verde Figura 2: Particolare di parco
pubblico in ambiente urbano, fornito di strutture ad uso ludico e
ricreativo La valutazione degli spazi verdi e delle loro potenzialità e
prospettive di sviluppo è complessa e richiede competenze
multidisciplinari che spaziano dalla selvicoltura urbana alla
pianificazione urbana, all economia, alla sociologia, all educazione e
alla formazione (AA. VV., 2010). La selvicoltura urbana (dall Inglese
Urban Forestry) è un approccio multidisciplinare sviluppato nell'ambito
della ricerca forestale internazionale ed è definita come L arte, la
scienza e la tecnologia di gestione degli alberi e delle risorse
forestali all interno e all intorno dell ecosistema urbano al fine di
promuovere i benefici fisiologici, sociali, economici ed estetici
destinati alla società urbana (Helms, 1998, The Dictionary of Forestry.
Society of American Foresters). L utilizzo della vegetazione arborea ed
arbustiva per il miglioramento della qualità dell aria, e non solo, all
interno del sistema urbano si è inizialmente diffuso in Nord America,
poi soprattutto nei paesi dell Europa del centro-nord. Gli Stati Uniti
11 11
possono vantare già quasi trent anni di studi e pubblicazioni di
carattere tecnico-scientifico relativi alla foresta urbana e ai benefici
da essa prodotti. In Europa, l interesse e le ricerche sono cresciute
nel recente passato grazie soprattutto allo European Forum on Urban
Forestry che agisce sotto l egida dello IUFRO (Union of Forestry
Research Organizations Unit 6.14.00 Urban Forestry) ed alla
International Society of Arboriculture, società tecnico-scientifica il
cui scopo è promuovere la pratica professionale dell arboricoltura e
aumentare la consapevolezza dell importanza degli alberi in un pubblico
sempre più folto, attraverso la ricerca, la tecnologia e la divulgazione
e che conta oltre 21000 soci in tutto il mondo. In Italia, nonostante
una cultura storica di rilievo nella realizzazione di alberature urbane,
giardini e parchi, lo studio ma anche la stessa diffusione del verde
urbano hanno avuto uno scarso interesse, soprattutto a partire dal
secondo dopoguerra (Sanesi, 2001). Figura 3: Esempio di edificazione in
ambiente urbano priva di nuove alberature: il verde è rappresentato solo
da pannelli illustrativi
12 12
Linee Guida per un regolamento del verde Negli Stati Uniti sono stati
sviluppati dei modelli che valutano gli effetti del verde urbano e
periurbano nel miglioramento della qualità dell aria e dell acqua nelle
città, come ad esempio il modello i-tree Eco, sviluppato dall United
States Departement of Agriculture and the Forest Service, un valido
strumento per quantificare i benefici prodotti dalla foresta urbana e
peri-urbana di una città e per migliorare le politiche di gestione delle
stessa. i-tree è caratterizzato da diversi moduli ciascuno dei quali
stima e quantifica alcuni degli effetti benefici prodotti dalla foresta
urbana. Particolarmente interessanti sono i moduli C, B e D che stimano
rispettivamente l assorbimento di carbonio, l emissione di comp
osti
organici volatili (VOCs) e l assorbimento di inquinanti atmosferici. Il
modello quantifica anche in termini economici alcuni di questi effetti
considerando le esternalità positive connesse, ad esempio, con il
miglioramento della qualità dell aria e ed il risparmio energetico. Dal
punto di vista economico, la vegetazione urbana legnosa può inoltre
avere un effetto importante sull aumento del valore degli immobili e
degli edifici residenziali. Considerando questi aspetti, gli alberi non
costituiscono più solo dei costi da sostenere ed un problema per le
amministrazioni ma diventano una fonte di arricchimento ambientale,
paesaggistico ed economico.
13 13 2.
Gli scambi tra Foresta Urbana e atmosfera Le piante in ambiente urbano
hanno la capacità si scambiare con l atmosfera diversi composti sotto
forma gassosa sia per le normali esigenze metaboliche, sia per semplice
gradiente di concentrazione, influenzando la composizione atmosferica in
città. In primis il carbonio atmosferico, sotto forma di anidride
carbonica (CO 2 ), viene fissato sotto forma di carbonio organico dalle
piante attraverso il processo fotosintetico. In questo processo la CO 2
atmosferica viene convertita in glucosio grazie all energia radiante.
6CO 2 +6H 2 O+energia radiante C 6 H 12 O 6 +6O 2 Parte del carbonio
assimilato viene però utilizzato dalla pianta stessa per soddisfare le
proprie esigenze metaboliche, dando origine ad un flusso in uscita che
prende il nome di respirazione autotrofa (Ra autotrophic respiration).
Tramite la respirazione autotrofa viene rilasciato in atmosfera dal 30
all 80% del carbonio assimilato giornalmente tramite fotosintesi
(Poorter et al., 1990; Loveys et al., 2002). L assorbimento di carbonio
di un ecosistema forestale corrisponde alla produttività primaria netta
dell ecosistema (NEP-Net Ecosystem Productivity). Come in ogni bilancio
di massa, la NEP è il risultato di input ed output, cioè dei processi di
mobilitazione del carbonio nel sistema suolo-pianta-atmosfera. Oltre ai
processi fotosintetici bisogna però prendere in considerazione anche l
emissione di altri composti come il metano (CH4) ed i composti organici
volatili (VOCs: volatile organic compounds).
14 14
Linee Guida per un regolamento del verde Figura 4: Scambi gassosi tra
Atmosfera Città Foresta Urbana: gli inquinanti prodotti in ambiente
urbano e la CO 2 presente in atmosfera possono essere assorbiti dalla
Foresta urbana, la quale può d'altro canto immettere VOCs in grado di
interagire con gli inquinanti presenti incrementando la concentrazione
degli inquinanti stessi. Tra i VOC gli isoprenoidi sono una classe molto
importante e sono emessi abbondantemente dalle piante. L emissione di
VOCs dalle piante è stata stimata in circa 1150 Tg C all anno (Guenther
et al. 1995). Tra questi l isoprene (C 5 H 8, 2-metil-1,3 butadiene) è
il più semplice, volatile e rappresenta circa l 80% del carbonio emesso
sotto forma di composti organici volatili. I monoterpeni, (C 10 H 16 )
formati da due unità di isoprene, sono anch essi abbondantemente emessi
dalla vegetazione sebbene in quantità minore dell isoprene (Niinemets et
al. 2004). Considerando tutti i processi di mobilitazione del carbonio
nel sistema suolo-pianta-atmosfera la NEP può essere ridefinita come
15 15
bilancio netto di carbonio dell ecosistema (NECB net ecosystem carbon
balance, Chapin et al. 2005). Un importante implicazione dell emissione
di isoprenoidi è legata al ruolo svolto da questi composti nella
formazione dello smog fotochimico nella troposfera, che porta alla
formazione di ozono (O 3 ) ed altri inquinanti secondari come ad esempio
i perossiacil nitrati (PAN), aldeidi e chetoni (Foster et al. 2006;
Loreto et al. 2008). E quindi opportuno scegliere per l ambiente urbano
specie arboree che siano basse emettitrici di VOCs. Ad esempio, alcune
latifoglie del genere Eucalyptus, Liquidambar, Robinia, Liriodendron,
Populus, Quercus, Platanus, Salix e, essenzialmente, tutte le conifere,
producono elevate quantità di isoprenoidi volatili, mentre altre come
Acer e Tilia hanno potenziali di emissione limitati in condizioni
ottimali di salute (Niinemets and Penuelas, 2008, Calfapietra et al.
2009). Figura 5 (viale alberato di lecci): Il leccio (Quercus ilex) ed
altre specie appartenenti al genere Quercus emettono in atmosfera
diversi tipi di VOCs che rappresentano una perdita di carbonio oltre ad
avere implicazioni importanti per la qualità dell aria in città.
16 16
Linee Guida per un regolamento del verde Conseguentemente ai processi di
scambio gassoso con l'ambiente esterno legati anche all'attività
fotosintetica della pianta, oltre al carbonio atmosferico, le piante
interagiscono con altri gas atmosferici come gli inquinanti. Figura 6:
Le conifere, come il cedro e il cipresso molto frequenti a Firenze e nel
centro Italia, comprendono in molti casi specie in grado di mantenere
chiome molto dense e quindi notevoli superfici fogliari. Massimizzare la
superficie fogliare è un fattore molto importante per massimizzare l
assorbimento di carbonio e la cattura di inquinanti atmosferici, nonché
diminuire l effetto isola di calore frequente in città che comporta tra l
altro un notevole dispendio energetico (e di CO 2 ) durante l estate
L'azione degli organismi vegetali sull'abbattimento di alte
concentrazioni di inquinanti atmosferici può avvenire secondo due
17 17
grandi tipologie di azione: l'uptake stomatico, ovvero l'assorbimento
all'interno del mesofillo fogliare tramite gli stomi; e la deposizione
secca, riguardante l'inquinamento da particolato che viene intercettato
fisicamente dalle strutture vegetali maggiormente esposte: rami e foglie
(Fowler, 1989; Nowak, 1997; Beckett, 1998). Per quanto riguarda
l'assorbimento degli inquinanti tramite le aperture stomatiche diverse
sono le variabili da prendere in considerazione. Innanzi tutto bisogna
considerare le diverse resistenze generate durante il trasferimento di
gas dall'atmosfera all'interno del mesofillo. Senza scendere in
eccessivi dettagli, la conduttanza stomatica, è un fattore che determina
l'apertura stomatica e dunque la resistenza stomatica (Rs) tramite
relazioni non lineari (Jarvis, 1976), risulta uno dei fattori principali
nell assorbimento di inquinanti gassosi. È stato infatti osservato come
la conduttanza stomatica sia il principale parametro che regola
l'uptake di componenti gassose in atmosfera (Emberson et al., 2000;
Fares et al. 2007). Essa è funzione del tipo di specie, della fenologia,
e di variabili ambientali. Figura 7: Assorbimento di CO 2 attraverso
una sezione fogliare: dall atmosfera tramite piccole aperture delle
foglie, gli stomi, la CO 2 entra nell'ambiente interno della foglia, il
mesofillo. Qui viene utilizzata per la formazione degli zuccheri
all'interno dei cloroplasti. Specie con alta conduttanza stomatica (alto
numero di stomi e/o stomi molto aperti) sono preferibili per
massimizzare l assorbimento di CO 2 e la cattura di inquinanti
atmosferici
18 18
Linee Guida per un regolamento del verde Figura 8: Esempio di stomi
sulla superficie di una foglia di gelsomino, ingrandita tramite SEM
(microscopio elettronico a scansione) Tramite uno studio condotto su 55
città statunitensi (Nowak; Crane, 2006) è stato calcolato che
l'assorbimento totale degli inquinanti CO, PM 10, NO 2,SO 2, e O 3, è di
711000 t annue. Nello specifico è stato quantificato che tale rimozione
varia dalle 11000 t annue di Jacksonville alle 22 t per anno di
Bridgeport, con una media di rimozione annua per unità di superficie di
10,8 g m -2 a -1. Il particolato viene classificato di norma come PM 10 e
PM 2.5 in base al diametro delle sue particelle. Tali particelle sono
particolarmente pericolose per la salute umana in quanto possono
facilmente essere
19 19
inalate e andare quindi a disturbare l'attività respiratoria anche nei
reparti più profondi, quelli dei bronchioli e degli alveoli polmonari. E
stato osservato che sono principalmente due le modalità di deposizione
di tale materiale: la deposizione umida e la deposizione secca. Nel
primo caso la deposizione avviene tramite fenomeni meteorologici, quali
le precipitazioni che letteralmente ripuliscono l'aria facendo
precipitare al suolo il materiale in sospensione. Nel secondo caso
vengono descritte in letteratura (Beckett, 2000) tre tipologie di
deposizione: per gravità, per moto browniano, per impatto e
intercettamento. La foresta urbana dunque tramite i flussi turbolenti
creati attorno alle strutture vegetali e i processi di deposizione secca
presenta una concreta efficacia nell'abbattimento della concentrazione
del particolato atmosferico. A seconda quindi del sito, delle condizioni
di esposizione all'aria e dal tipo di specie, la quantità di
particolato (PM 10 ) sulle foglie di un individuo arboreo può essere
compresa tra 70 e 490 mg per m 2 di superficie fogliare (Beckett et al.
2000). È stato dimostrato come generi dotati di una maggiore complessità
fogliare, come ad esempio Pinus o Cupressocyparis, a parità di velocità
del vento siano in grado di captare una quantità significativamente
maggiore rispetto ad altri generi altrettanto utilizzati in ambiente
urbano (Beckett et al. 2000) quali Acer o Populus. Tale efficacia è
inoltre dipendente anche dal sito di piantagione della vegetazione
arborea. È evidente che questa avrà un'azione tanto più incisiva, quanto
più vicina alle sorgenti di inquinanti (Freer Smith et al. 2003).
20 20
Linee Guida per un regolamento del verde 3. Abbattimento di CO 2
attraverso gli alberi in città Una delle importantissime funzioni,
spesso non presa in considerazione nella gestione della vegetazione
arborea cittadina, è proprio quella della riduzione degli inquinanti
atmosferici quali ossidi di varia natura, idrocarburi e polveri sottili
nonché di carbonio. In particolare il contenimento dell aumento di
concentrazione di CO 2 atmosferica dovrebbe essere un elemento non
trascurabile delle foreste urbane visto che ormai in questa definizione
rientrano ampie fasce boschive a ridosso delle città sia preesistenti
che di nuovo impianto. Figura 9: Il carbonio assorbito dagli alberi può
essere immagazzinato in diverse strutture della pianta: I rami, la
corteccia, le foglie, le radici e il tronco Il ruolo di contenimento
della CO 2 da parte della foresta urbana avviene essenzialmente a due
livelli: uno è il tradizionale
21 21
assorbimento di CO 2 per via stomatica, ma ancora più importante in
ambiente urbano, è la riduzione di emissione di CO 2 derivante dal
risparmio energetico dovuto alla presenza degli alberi. Il sequestro di
anidride carbonica fa riferimento all ammontare annuale di CO 2
accumulata nella massa epigea ed ipogea della pianta: durante la
fotosintesi la CO 2 atmosferica entra attraverso i pori delle foglie, si
combina con l acqua, ed è trasformata in cellulosa, zuccheri, ed altri
prodotti, mediante reazioni chimiche catalizzate dalla luce solare.
Molti di questi prodotti vengono fissati nei tessuti legnosi della
pianta, anche se una parte viene respirata o usata per costituire, ad
esempio, foglie che saranno poi perse dalla pianta (Larcher, 1980). La
quantità sequestrata dipende dalla crescita e dalla mortalità, che a
loro volta dipendono dalla specie, dall età, dalla struttura e dal grado
di salute della foresta. La sopravvivenza delle alberature ed in
generale delle piante in ambito urbano poi, è un altra importantissima
variabile che influenza la capacità di trattenere carbonio nel lungo
periodo. Il tasso di mortalità per le alberature stradali e quelle in
zone residenziali è sull ordine di 10-30% per i primi cinque anni e poi
dallo 0.5 al 3% per ogni anno seguente (Miller and Miller, 1991;
McPherson, 1993). Un possibile rimedio per minimizzare le perdite
consiste nel selezionare specie adatte al sito di impianto; se la scelta
cadesse su specie non adatte, queste andrebbero facilmente in stress
con ritmi lenti di crescita e quindi poco efficienti anche per la
finalità di sequestro di CO 2. È fondamentale, inoltre, non solo ridurre
la mortalità, ma anche il mantenimento della copertura arboree
esistente sostituendo le piante morte, così come, ad esempio, gli alberi
estremamente vecchi senescenti che non abbiano valore monumentale. Gli
alberi monumentali sono sicuramente un importante risorsa
storico-paesaggistica, custodi e memoria della città stessa, ma sono
allo stesso tempo piante caratterizzate da processi respirativi di
maggiore entità rispetto a quelli fotosintetici, diventando così fonti
di CO 2 invece che riduttori della stessa. La diminuzione delle
emissioni di CO 2 dovuta alla foresta urbana è legata alla riduzione del
cosiddetto effetto isola di calore durante le stagioni calde con
conseguente risparmio di energia (e quindi CO 2 ) per condizionatori,
nonché alla riduzione dei consumi per
22 22
Linee Guida per un regolamento del verde riscaldamento dovuti all
effetto di coibentazione e di frangivento degli alberi nelle stagioni
fredde. La quantità di emissioni di CO 2 evitate sembra essere
particolarmente importante nelle aree interne rispetto alle aree
costiere perché tipicamente la continentalità del clima tende a far
aumentare i consumi per riscaldamento e condizionamento. I benefici di
risparmio energetico derivanti dagli alberi piantati attorno a tipici
edifici residenziali sono stati misurati in campo e stimati con
simulazioni al computer (Parker, 1983; Meier, 1990). Alcuni studi,
portati avanti soprattutto negli Stati Uniti dove viene rivolta notevole
attenzione al ruolo della foresta urbana, hanno portato a delle stime
accurate sulla capacità di controllo della CO 2 da parte degli alberi in
città. In uno studio condotto a Tucson, Arizona su 300 alberi di
diverse specie in zona residenziale è stato calcolato che in 40 anni il
risparmio di CO 2 si aggira intorno alle 6000 t di cui circa 1/5 legato
al sequestro di CO 2 e il restante al risparmio energetico
prevalentemente per condizionamento proprio per le alte temperature
registrate in questa città (McPherson, 1999). Simulazioni condotte in 12
città degli U.S.A. hanno dimostrato che i risparmi annui di energia per
il condizionamento ottenibili da una pianta (latifoglia) ben
posizionata alta circa 7.6 m variano da 100 a 400 kwh (10-15%) ed i
risparmi sulla domanda di picco variano tra gli 0.3 e gli 0.6 kw (8-10%)
(McPherson and Rowntree, 1993). I livelli più alti di risparmio in
tutte le città, si traggono da una pianta collocata sul lato ovest dell
abitazione, mentre conifere poste a sud aumentano la domanda di
riscaldamento più di quanto non diminuiscano il carico richiesto per il
raffreddamento. Piantare la specie sbagliata al posto sbagliato può
quindi aumentare la domanda energetica di un certo edificio. Il
contributo dell evapotraspirazione (ET) al totale dei risparmi
energetici sul condizionamento, è stato considerato inferiore, a causa
della complessità del fenomeno, rispetto al più evidente contributo
fornito dall ombreggiamento; in generale l ET incide per circa 1/3-2/3
sul totale del contributo al condizionamento (McPherson & Simpson,
1995). Heisler (1986, 1990), stimò che un frangivento può ridurre la
domanda energetica di riscaldamento per una tipica abitazione dal 5
23 23 al
15%, per alberi singoli la percentuale varia tra 1 e 3% (0.15-5.5
milioni di Btu, British Thermal Units, 1BTU=0.25 Kcal) per una tipica
casa energeticamente efficiente. A livello nazionale le simulazioni per
un albero (latifoglia) di 7.6 m collocato in maniera ottimale vicino ad
una casa ben coibentata hanno portato ad un risparmio annuo compreso in
un range tra 5-50$ (5-20%). Il risparmio energetico prodotto dagli
alberi in ambiente urbano e periurbano è una fattore che ha una maggiore
incidenza nell abbattimento della CO 2 rispetto agli effetti diretti
della vegetazione arborea come l assorbimento e lo stoccaggio di
carbonio (Rosenfeld et al., 1998), soprattutto in aree Mediterranee o
comunque aree caratterizzate da estati calde e aride come il caso di
Firenze. US$/a Risparmio per albero kwh/a risparmiati per albero
Riduzione in Kg C/a 1) Risparmio energetico 9 92 15 a) Ombreggiamento 6
60 10 b) Evapotraspirazione 3.2 32 5 2) Rimozione di carbonio 0.1 (n/a)
n/a 4.5 Tab.1 Impatto di un singolo albero in un anno sulla riduzione
dell uso di condizionatori e CO 2 atmosferica rispetto alla rimozione di
carbonio (da Rosenfeld et al., 1998)
24 24
Linee Guida per un regolamento del verde Dalla tabella 1 si evince come
sia più efficiente piantare un albero in ambiente urbano per ombreggiare
gli edifici e ridurre la temperatura in termini di riduzione di
emissioni di CO 2 piuttosto che piantare lo stesso albero in una
foresta. I 4.5 Kg per anno sequestrati in media (effettuata su 20 anni)
da un albero è pari solo al 30% dei 15 Kg/a di emissioni di carbonio
risparmiate da una albero che condiziona il microclima (Rosenfeld et
al., 1998). Akbari (2002) ha stimato che un albero piantato a Los
Angeles evita la combustione di 18 Kg di carbonio ogni anno, sebbene
immagazzini solo 4.5-11 Kg di carbonio. Da un analisi effettuata a Baton
Rouge, Sacramento e Salt Lake City, si evince che l impianto di quattro
alberi per ciascuna casa (considerando gli alberi a maturità, quindi
con una copertura di chioma di 50 m 2 ) produce una riduzione di
emissioni di CO 2 da parte degli impianti per la produzione di energia
pari a rispettivamente 16000, 41000 e 9000 tonnellate (Akbari, 2002).
Questo risparmio energetico viene stimato considerando il minor utilizzo
di impianti di riscaldamento e condizionamento. L attenzione verso
questi aspetti è così forte negli Stati Uniti che sono stati sviluppati
dei modelli per la stima dei benefici legati alla foresta urbana, tra i
quali c è anche l assorbimento di carbonio come precedentemente
descritto. Il modello applicato su diverse città degli Stati Uniti ha
mostrato come il solo sequestro di CO 2 da parte delle foreste urbane si
aggiri nell ordine di alcune centinaia di Kg di carbonio per ettaro per
anno (Nowak et al. 2002). E chiaro che le foreste urbane che sono
sottoposte a potature di mantenimento e conseguente decomposizione
possono perdere una parte del carbonio stoccato nell ordine del 15%
della CO 2 sequestrata (Jo and McPherson, 1995).
25 25
Figura 10: Esempio di potature particolarmente incisive con visibile
diminuzione delle chiome arboree e rimozione di notevoli quantità di
carbonio stoccato Anche studi in Europa e più recentemente in Italia
hanno stimato le potenzialità di sequestro delle foreste urbane. A
Liverpool è stato stimato un sequestro di carbonio in diverse aree
residenziali oscillante tra le 17 t ha -1 per aree con maggiore densità
di alberi e 1 t ha -1 per aree con scarsa copertura arborea considerando
l intera vita vegetativa degli alberi (Whitford et al. 2001). In Italia
stime utilizzando diverse metodologie hanno portato a valori di 160
t/anno di CO 2 sequestrata dagli alberi del Parco Ducale di Bologna
(Baraldi, comunicazione personale), a 54 t/anno di carbonio per gli
alberi di Villa Borghese a Roma (Calfapietra e Morani, unpublished). In
ambito urbano la quantità di carbonio assorbito e immagazzinato si
differenzia a seconda dell uso del suolo ma dipende soprattutto dal
26 26
Linee Guida per un regolamento del verde numero, le dimensioni e le
caratteristiche delle specie legnose presenti, nonché dalle
caratteristiche climatiche. Dalla tabella 1, derivata da misurazioni
fatte a Perugia, si può notare come nella classe d uso del suolo Sub
Naturale si verifica il maggior stoccaggio di carbonio mentre nella
classe d uso del suolo Residenziale il maggiore assorbimento di
carbonio. L area Sub Naturale ha una copertura arborea del 66% e
presenta spesso individui molto vecchi e poco soggetti a potature o
tagli (vedi il caso di Q. cerris): è qui che si accumula la maggior
quantità del carbonio della foresta urbana perugina: 1095,41 t, circa il
40% del totale. L area Residenziale è caratterizzata da grandi quantità
di individui arborei presenti all'interno di questa vasta classe di uso
del suolo. Essa infatti con 5127 alberi stimati comprende il 43% del
totale degli individui di tutta l'area di studio di Perugia (Sgrigna,
2011). Centro Storico Assorbimento (t/a) Stoccaggio (t) Assorbimento
(t/ha*a) Stoccaggio (t/ha) 17 430 0.16 4.08 Residenziale 42 763 0.21
3.90 Parco Urbano 22 690 0.31 9.86 Sub Naturale 21 1095 0.51 26.51
Totale 102 2978 0.25 7.23 Tab. 2 Carbonio assorbito (espresso in t/a e
in Kg per m 2 di superficie fogliare) ed immagazzinato (t) per diversi
usi del suolo nella città di Perugia (Sgrigna, 2011)
27 27
Figura 11: Grande esemplare di Quercus cerris presente nella foresta
urbana di molte città del centro Italia. Questi individui, se lasciati
crescere liberamente senza potature possono raggiungere notevoli
dimensioni e fungere da importanti sink di carbonio anche se individui
vecchi tendono a perdere nel tempo la capacità di assorbire nuovo
carbonio
28 28
Linee Guida per un regolamento del verde La tabella 3 mostra lo
stoccaggio e l assorbimento di carbonio stimati per ettaro per classe d
uso del suolo della città di Barcellona (Spagna). Stoccaggio (kg/ha)
Assorbimento (kg/a*ha) Foresta urbana 33.345 1.243,7 Foresta naturale
19.834,1 988,9 Residenziale 23.027,6 1.331,7 Residenziale multifamiliare
5.73,1 349,7 Trasporto 7.555,2 381,6 Istituzionale 4.448,9-82,0
Commerciale/ Industriale 276,8 25,9 Aree intensive 10.616,6 548,1 Totale
11.208,0 535,7 Tab. 3: Carbonio assorbito e immagazzinato per ettaro
secondo le diverse classi di uso del suolo per la città di Barcellona
(Chaparro e Terradas, 2009) Secondo Birdsey (1992) un albero in bosco
accumula CO 2 per il 51% nel tronco, 30% nei rami e il 3% nelle foglie.
Circa il 18-24% del carbonio assorbito totale viene immagazzinato nelle
radici. Esistono alcune incertezze (Peper & McPherson, 1998, Nowak
et al, 2002, Johnson & Gerold, 2003), sul sequestro effettivo a
livello radicale e sui costi di emissioni per l'impianto e la
manutenzione del
29 29
verde. Peraltro, Pataki et al (2006) sostengono che questi calcoli si
riferiscono esclusivamente alla crescita ed alle emissioni indirette
associate con la componente vegetale del verde urbano, mentre l'impatto
sul pool di carbonio del suolo è più incerto. Che il carbonio stoccato
in un suolo sia superiore a quello della vegetazione che vi cresce è,
comunque, noto (Batjes, 1996). Non bisogna quindi trascurare il carbonio
che viene accumulato nel suolo, soprattutto nei parchi che più si
avvicinano a foreste sub naturali. Negli Stati Uniti negli ecosistemi
forestali il 61% del carbonio totale viene immagazzinato nel suolo. Il
carbonio stoccato nel suolo dei parchi urbani viene invece stimato pari a
102 milioni di tonnellate (Nowak e Heisler, 2010). Figura 12: Il
carbonio può essere accumulato nel suolo sia tramite le radici (a
sinistra) che con la decomposizione della lettiera di foglie secche (a
destra, in alto) le quali nel tempo arricchiscono di carbonio il suolo
sottostante (a destra, in basso)
30 30
Linee Guida per un regolamento del verde Alla luce di quanto detto
sembrerebbe quindi opportuno valutare anche a livello nazionale il
contributo delle foreste urbane nell ottica del registro dei serbatoi di
Carbonio rivedendo quindi la decisione di eleggere solo la gestione
forestale nell ambito delle attività addizionali previste dall art. 3.4
del Protocollo di Kyoto con esplicita esclusione del verde urbano
(Lumicisi et al. 2007). D altronde sempre più frequenti si fanno i
programmi di forestazione nelle grandi città con un focus sul contributo
delle foreste urbane alla politica di contenimento delle emissioni di
CO 2, che negli Stati Uniti stanno diventando conosciuti con il nome di
Urban (o community) Forestry Programs e Shade Tree Programs che sono
spesso partnership tra enti locali, servizi pubblici, volontari ed
associazioni non-profit. Un esempio eclatante è certamente quello del
MillionTreesNYC che prevede l impianto di un milione di alberi nella
città di New York nell arco dei prossimi 20 anni con uno stoccaggio di
carbonio stimato solamente per sequestro netto diretto e senza quindi
tenere conto del risparmio energetico di oltre 1500 tonnellate all anno
(Morani et al. 2011). Il programma The Billion Tree campaign è un
iniziativa mondiale supportata dal United Nations Environment Programme
che incentiva campagne di riforestazione in tutto il mondo ed è stato
ispirato dal Prof. Wangari Maathai, premio nobel per la pace nel 2004, a
testimonianza di come nel mondo sia iniziata una concreta
sensibilizzazione verso il tema degli effetti benefici che gli alberi
producono verso l ambiente e per la saluta umana. Anche in Italia i
gestori di aree verdi urbane stanno valutando di finanziare i progetti
di forestazione urbana attraverso il mercato del carbonio, visto che
ormai il mercato del carbonio è accreditato a livello internazionale e i
recenti orientamenti legislativi sembrano sempre più andare verso
questa direzione. Nello stesso tempo, appare ormai opportuno realizzare
un inventario accurato delle foreste urbane italiane anche e soprattutto
per contabilizzarne il carbonio stoccato. L impatto da parte delle aree
verdi periurbane e dell agroforestazione sul sequestro di diossido di
carbonio e degli altri gas serra atmosferici appare meritevole di essere
approfondito,
31 31
considerato che molte aree limitrofe alle conurbazioni potrebbero
esercitare un azione di primaria importanza sulle dinamiche
comportamentali degli individui e sul loro benessere psico-fisico. Una
corretta valutazione di tali aspetti è molto importante, anche sulla
base dell ampia superficie che tali aree occupano sul territorio
italiano ed allo scopo di identificare le strategie economiche e
tecnologiche necessarie per ridurre gli effetti negativi del global
change sul benessere e la salute dell uomo. La gestione sostenibile
della vegetazione arborea ed arbustiva urbana si basa su diversi
aspetti. La pianificazione, progettazione e gestione sono cruciali per
incrementare i benefici netti prodotti dagli alberi in città: mantenere
le piante in buona salute, sostenere la copertura arborea già esistente,
scegliere le specie arboree più adatte al fine di aumentarne la
sopravvivenza e massimizzare l effetto benefico che si desidera ottenere
(le specie ad esempio migliori per l abbattimento della CO 2 potrebbero
non essere le più indicate per il miglioramento della qualità dell
aria). ECOSISTEMA NEE (g C m -2 a -1 ) Referenza Prateria 153 Soussana
et al. 2007 Bosco maturo 340 Luyssaert et al. 2007 Piantagione forestale
a rapida crescita 528 Zenone et al. www.fao.org/forestry Tabella 4:
Capacità di assorbimento di carbonio di diversi ecosistemi misurati con
la tecnica eddy covariance che consente di misurare gli scambi netti
dell ecosistema (NEE) tenendo anche conto dell immagazzinamento di
Carbonio del suolo (al netto delle perdite per respirazione e
decomposizione).
32 32
Linee Guida per un regolamento del verde I dati derivano da misure
realizzate in ambienti extraurbani data la difficoltà di utilizzare
questo tipo di approccio in ambiente urbano ma possono rappresentare una
base di partenza per le politiche di gestione di uso del suolo da parte
dei comuni.
33 33 4.
Linee guida per massimizzare l abbattimento di CO 2 da parte della
Foresta Urbana 1) Prediligere specie che coniugano rapida crescita e
longevità La quantità di CO 2 accumulata negli alberi di una foresta
urbana dipende da diversi fattori come la densità di copertura già
esistente, lo schema, la densità d impianto e la specie (McPherson,
1999). Le specie a rapido accrescimento inizialmente fissano maggiori
quantità di CO 2 ma hanno un ciclo biologico generalmente più ridotto
rispetto alle specie a lento accrescimento. Un esempio di specie a
rapido accrescimento sono i pioppi (genere Populus) che però presentano
degli svantaggi in ambiente urbano: si tratta infatti di una specie a
legno tenero che se interessata da patogeni e/o in presenza di forti
venti, è frequentemente soggetta a crolli, necessita di un cospicuo
apporto idrico e da problemi di allergie a causa dei pollini che
produce. Bisognerebbe inoltre preferire specie che a maturità
raggiungono grandi dimensioni perché riescono ad immagazzinare maggiori
quantità di CO 2 anche se in tempi più lunghi. Specie arboree di grandi
dimensioni (in ottime condizioni fito-sanitarie) aumentano la rimozione
di carbonio e anche di inquinanti atmosferici. Alberi con un diametro
maggiore di 83.8 cm assorbono circa 47 volte più carbonio di alberi di
piccole dimensioni con diametro inferiore ad 8 cm (Nowak et al., 2000).
Piante di grandi dimensioni immagazzinano inoltre 530 volte più carbonio
di quelle di piccole dimensioni (Nowak et al., 2000). 2) Scelta del
materiale vegetale e riduzione della CO 2 La piantagione di alberi in
ambiente urbano risulta particolarmente efficace per questo scopo
poiché, oltre alla riduzione diretta dell anidride carbonica, è in grado
di innescare un feedback positivo che porta al miglioramento del
microclima e ad una riduzione dell uso dei combustibili fossili di circa
18 kg/anno per ciascun albero (Rosenfeld et al., 1998). Per questo
motivo, ciascuna pianta messa a
34 34
dimora in ambiente urbano svolge un azione di riduzione della CO 2
equivalente a quella di 3-5 alberi forestali di pari dimensioni (Akbari,
2002). Il verde urbano è, quindi, un elemento importante per compensare
le emissioni di anidride carbonica derivanti dalle attività antropiche
(Bertin, 2006). Specie arboree Assorbimento lordo di C Kg/individuo
Acacia dealbata 3.44 Acer negundo 5.92 Ailanthus altissima 2.01 Catalpa
bignonioides 4.32 Cedrus atlantica 5.17 Cedrus deodara 4.95 Celtis
australis 6.21 Cercis siliquastrum 3.87 Cupressus sempervirens 3.35
Laurus nobilis 2.66 Ligustrum lucidum 3.6 Olea europaea 5.04 Pinus pinea
2.95 Platanus acerifolia 11.79 Populus alba 6.52 Populus nigra 4.3
Prunus cerasifera 6.06 Quercus ilex 4.7 Ulmus minor 6.25 Tab. 5: Lista
di specie estratta specie censite a Firenze nei pressi di una linea
ferroviaria (Paoletti, 2009). I dati di carbonio lordo assorbito per
individuo sono stati estratti da Chaparro L. e Terradas J., 2009. 3)
Limitare la mortalità: Ridurre la mortalità è fondamentale per
preservare gli effetti di mitigazione in generale, e quelli di riduzione
della CO 2 in particolare.
35 35
Morani et al., 2011 mostrano come un variazione della mortalità dal 4
all 8% annuo porti ad una riduzione del carbonio stoccato da 60.000 a
11.000 (valori di picco su 100 anni) tonnellate annue. 4) Limitare
potature troppo estese: Selezionando specie arboree adatte all ambiente
urbano e al sito d impianto (anche come dimensioni e tasso di crescita)
si possono minimizzare le potature, riducendo quindi l emissione di CO 2
conseguente all uso di mezzi meccanici e attrezzi da taglio a motore e
limitare la perdita della CO 2 stoccata nelle parti legnose aeree degli
alberi. Bisognerebbe evitare o ridurre fortemente la pratica della
capitozzatura che asporta la maggior parte dei rami (quindi carbonio
assorbito) e può portare ad un serio danneggiamento delle piante. 5)
Mantenere alberi longevi, di grandi dimensioni e in salute (gestione e
manutenzione): Permettere agli alberi di arrivare a maturità e scegliere
specie che raggiungono grandi dimensioni attraverso la manutenzione, il
monitoraggio e il controllo fito-sanitario massimizza l assorbimento di
carbonio. Non solo i nuovi impianti ma anche il mantenimento e la
gestione del patrimonio arboreo già esistente sono fondamentali per
sostenere la mitigazione della CO 2 dagli alberi. 6) Utilizzare specie
arboree che hanno ridotte esigenze di manutenzione: Quindi ridurre le
emissioni di carbonio causate dalle attività di manutenzione e gestione.
7) Selezionare le aree dove effettuare nuovi impianti per massimizzare
gli effetti di mitigazione degli alberi: L albero sbagliato al posto
sbagliato può addirittura aumentare il consumo energetico di un
edificio. E quindi fondamentale il posizionamento degli alberi rispetto
agli edifici per quel che riguarda il risparmio energetico. Bisogna
inoltre pensare che la CO 2 non è legata ad una singola città o ad uno
specifico luogo, ma fa parte dell atmosfera globale. Mitigare
36 36 la
concentrazione globale di anidride carbonica significa però agire anche a
livello locale come ricordato nell ambito di Agenda 21 di cui il Comune
di Firenze fa parte. 8) Utilizzare il legno per la produzione di
energia o in prodotti di lunga durata: Ridurre il bisogno dei
combustibili fossili per la produzione di energia e ridurre le emissioni
di CO 2 9) Preservare il carbonio immagazzinato nel suolo: Il 18-24 %
della CO 2 assorbita dagli alberi e il 61% del carbonio totale in
ecosistemi forestali vengono stoccati rispettivamente nelle radici e nel
suolo. Nei parchi urbani degli Stati Uniti sono immagazzinati 102
milioni di tonnellate di carbonio. Ecco perché è fondamentale ridurre il
disturbo del suolo soprattutto in quei parchi urbani che più si
avvicinano ad aree dalle caratteristiche sub naturali: in questo modo si
riducono le emissioni di CO 2 dovute ai processi di respirazione
favoriti dall irraggiamento diretto e di decomposizione a cui è soggetto
il legno morto. 10) Utilizzare i terreni liberi per programmi di
rimboschimento: Molti terreni sia all interno delle città che nelle
grandi fasce marginali presenti ai confini delle città offrono spesso
grosse possibilità di accumulare carbonio attraverso programmi di
forestazione che si traducono spesso anche in recupero ambientale.
37 37 5.
Conclusioni Il problema della pianificazione, impianto e gestione delle
aree verdi deve essere inquadrato nella prospettiva di combinare, quanto
più possibile, risultati soddisfacenti sotto il profilo tecnico ed
economico, con il rispetto delle attività umane e dell'ambiente
ecologico. Le scelte saranno, quindi, effettuate anche sulla base della
quota d inquinanti rimossi dalla vegetazione, il miglioramento, in
percentuale, della qualità dell aria, l emissione oraria e giornaliera
dei composti organici volatili, ed il relativo impatto sulla genesi di
ozono; l ammontare totale del carbonio organicato, l effetto del bosco
urbano sull efficienza energetica nella zona confinante, la produzione
di polline e allergeni, l evapotraspirazione e la conseguente modifica
del microclima. Il conseguimento di questi obiettivi richiede un
complesso di conoscenze, derivate dalla ricerca sperimentale e
dall'esperienza pratica che, purtroppo, al momento attuale, risultano
piuttosto carenti e, per alcuni aspetti, completamente mancanti nel
nostro Paese, mentre è d'altra parte indubbio, e documentato da un'ampia
bibliografia scientifica e tecnica, che la ricerca su questo argomento
di primario interesse, è stata negli ultimi tempi particolarmente
intensa soprattutto negli Stati Uniti, e nei Paesi Europei dove sono in
atto da anni progetti di lungo termine per la sostenibilità delle aree
urbane. I risultati presenti in letteratura, tuttavia, non sono sempre
direttamente applicabili in Italia, sia per una diversità di condizioni
pedoclimatiche, sia per un diverso contesto sociale, culturale ed
economico e necessitano una revisione completa con l elaborazione di
modelli originali che tengano in considerazione anche la specificità
della flora e degli assetti urbanistici riscontrabili nelle varie zone d
Italia. Proprio per questo sono in corso, anche in Italia, alcuni
progetti che vedono coinvolti gruppi di ricerca multidisciplinari, che
affrontano le problematiche legate ad una visione globale del verde
multifunzionale ormai considerato come un vero e proprio ecosistema
diversificato ed ecologicamente stabilizzato che assicuri
38 38
alla comunità, quelle condizioni di sostenibilità ormai divenute
presupposto indispensabile nella gestione del verde urbano e periurbano.
39 39
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